Stai per affrontare una grande prova nel lavoro, hai di fronte a te l’epilogo di mesi di duro lavoro. Ti sei impegnata tanto in questo ultimo periodo, hai fatto tutto per bene, curato ogni dettaglio, visto e rivisto tutto, testato e ricontrollato. Tutto funziona, tutto va bene. Non resta che sentire cosa ne pensano i tuoi Clienti.
Ti riesci ad immaginare in questa situazione? Senti quel misto di eccitazione e di paura in attesa che gli altri valutino il tuo lavoro e decidano se funziona oppure no? Se vale la pena acquistarlo oppure no?
Ora immagina che funzioni e che una gran moltitudine di persone sia interessata al tuo lavoro. Come ti senti? Senti di avercela fatta, di essere una grande, senti una gran soddisfazione? La tua autostima sarà a mille, vero? E quel giorno, carica come sei, euforica, felice, orgogliosa e soddisfatta elargirai sorrisi e amore a tutti.
Ora immagina invece che le cose non vanno come avresti voluto, che nessuno si fila il tuo lavoro e che mesi e mesi di impegno, tempo, risorse siano andati in fumo. Come ti senti? Come senti la tua autostima?
Quando un bimbo nasce in una famiglia che lo ha voluto, viene fin da subito riempito di amore. Nulla di quello che fa dà fastidio perché tutto fa parte della vita, dell’essere vita. Dai pianti alla cacca tutto assume quasi una forma di miracolo perché significa vita. Poi il bimbo cresce e si sente appiccicare addosso etichette tipo “bravo” se fa le cose bene mentre se non le fa sono altre le etichette che gli affibbiano. Quindi invece di dire “Hai fatto un buon lavoro” diciamo “Bravo” perché è più facile e diretto pronunciare un aggettivo piuttosto che spiegare perché e come quella cosa è fatta bene oppure no. Un aggettivo però parla dell’essere dell’altra persona mentre qui ci stiamo riferendo al fare. E cosa succede nella testa di quel bimbo? Con l’andare del tempo penserà che quello che fa lo renda degno di stima da parte degli altri oppure no. E con il passare del tempo penserà che questo lo renda degno di stima da parte sua oppure no. E così condiziona il suo senso di autostima. Invece quello che dovrebbe toccare il suo fare è solo il suo senso di autoefficacia.
Perché ogni essere umano nasce con il diritto di essere amato, di sentirsi amato, di essere celebrato solo per il fatto di esistere. Il nostro livello di autostima dovrebbe restare sempre alto e dipende solo da noi, né dagli altri né da quello che facciamo.
E invece possiamo e dobbiamo lavorare sul nostro senso di autoefficacia, sulla fiducia che abbiamo in noi stesse di riuscire a fare, non sul fatto che esistiamo. Distinguiamo il nostro essere dal nostro comportamento. Lavoriamo sui comportamenti e amiamo il nostro essere così com’è.
Se leghiamo la nostra autostima alla nostra autoefficacia, la prima sarà sempre altalenante perché sbagliamo. Gli errori fanno parte del processo di apprendimento e fanno parte della vita. Il mio valore non cambia se commetto degli errori, cambia piuttosto la mia efficacia. Quella cambia e su quella posso lavorare. Nell’esempio all’inizio dell’articolo se la mia autostima è alta quello che mi capita non la cambierà. La mia efficacia invece quella sì va analizzata per capire cosa ho fatto bene e riproporlo o, se le cose non vanno bene, come migliorare ed essere più efficaci la prossima volta. Essere sicuri del proprio valore come esseri umani, amarsi e stimarsi è autostima, credere nelle proprie capacità, avere fiducia in sé, sapere di potercela fare, questa è autoefficacia. Per la prima non puoi far altro che accettarti e amarti (ne parleremo ancora), per la seconda puoi studiare, fare esperienza e migliorare giorno dopo giorno. E se vuoi esercizi specifici su come fare clicca qui e scarica gli esercizi che ho preparato per te.
Se vuoi capire un po’ di più di come migliorare l’autoefficacia e diventare sempre più sicura di te ascolta la puntata del podcast in cui ne parlo.
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